Recensioni critiche

Francesca Callipari

Storico e critico d'arte

Loredana Miolla si muove tra l'antichità e il contemporaneo. Con una propensione naturale alla ricerca e alla conoscenza, sfoggia uno stile raffinato e minuzioso, sapendo coniugare le tecniche pittoriche di un tempo ad una visione più "attuale", conferendo alle proprie immagini un impatto visuale ed emotivo incomparabile.Dalle figure sacre, che si stagliano su fondo oro o su paesaggi accuratamente descritti, Miolla si muove con destrezza verso il genere del paesaggio o del ritratto, ricercando in ogni opera una dimensione borderline tra spiritualità e materialità.Statici ma al contempo fortemente espressivi i suoi personaggi, intrisi di vitalità e misticismo, si inseriscono in ambientazioni serrate e impenetrabili con la volontà di porsi rapidamente in comunicazione con l'astante, come dimostrano gli sguardi e le pose di alcuni santi.

In altre opere come "Il vento nuovo" ci addentriamo, invece, in una visione quasi furtiva che da subito ci pone in un atteggiamento silenzioso.I protagonisti del dipinto, un uomo ed una donna, collocati in uno scenario irreale che sembra fondersi indissolubilmente con la plasticità dei loro corpi, sono totalmente concentrati sul loro tenero momento.

Rivolgono lo sguardo verso un altrove che possiamo solo immaginare, circondati da un alone di mistero. Operando ancora una volta una sintesi tra antico e moderno, l'artista decide di mostrarci parzialmente il volto dell'uomo, celando, invece, quello della figura femminile che rivolge le spalle all'osservatore, richiamando così tutta una serie di personaggi che hanno caratterizzato molte opere celebri della storia dell'arte dal medioevo al Novecento. I due corpi, intrecciati in un solido abbraccio, hanno una resa quasi scultorea, evidente soprattutto nelle pieghe dell'abito femminile che pur evocando il moto del vento suggeriscono l'idea di qualcosa di inamovibile. Un'opera dal taglio quasi cinematografico che giunge come un'esaltazione dell'amore che perdura nel tempo perchè come affermava lo scrittore Henry van Dyke:

Il tempo è troppo lento per chi aspetta, troppo rapido per chi teme, troppo lungo per chi soffre, troppo breve per chi gioisce... ma per chi ama il tempo è eternità.

Prof. Ruggiero Doronzo

Storico dell'arte

L'arte di Loredana Miolla nasce da uno studio lungo e prolungato dell'arte bizantina, con un'attenzione all'arte occidentale. Difatti Miolla predilige realizzare icone attraverso una serie di passaggi tecnici e spirituali, che nascono da profonde riflessioni e meditazioni. L'Artista, infatti, predilige immagini di grande profondità umana, scaturite dalla sua sensibilità e dai suoi studi e approfondimenti della cultura cristiana.

Le sue figure nascono da una lettura agiografica delle fonti e alla conseguente interpretazione dell'Artista, capace di contestualizzarle e di calarle in una lettura assolutamente contemporanea. Faccio riferimento alla volontà di inserire il Bambino di Praga all'interno di un prato, che conduce ben oltre, verso la città di Praga dipinta in basso a sinistra. A ciò si lega un profondo simbolismo cristologico, che va dagli elementi più puramente decorativi alle iscrizioni in ebraico, che corrono nei lati e nella parte inferiore della cornice. Il Bambino di Praga, secondo l'iconografia consueta, è ritratto in posizione ieratica e indossa una sontuosa veste bianca con ricarmi dorati. Solleva la mano destra in segno benedicente e con l'altra regge il globo terracqueo in oro sormontato dalla croce.

Il nome stesso di Gesù, vergato in rosso sul petto, allude al sangue versato dai bambini martiri, ricoprendosi di forte attualità storica se si considerano gli scontri attivi nella fascia di Gaza. Poco più sotto un agnello mistico è adagiato all'interno di un fiore, alludendo al Libro dell'Apocalisse chiuso coi sette sigilli. I tralci e i chicchi d'uva simboleggiano rispettivamente la Chiesa, l'Ultima cena e la passione di Gesù. Alla passione rimanda anche il cardellino, mentre le melegrane sono simbolo di fecondità così come indicato in Deuteronomio (8,8).

Sul prato si individuano fiori di cardo, che per le spine alludono alla corona posta sul capo di Gesù in occasione del dileggio da parte degli sgherri.

Si tratta di soluzioni che Loredana Miolla mette in evidenza perché la sua vuole essere un'arte aperta a tutti e nient'affatto elitaria.

Con la Santa Lucia, Miolla rappresenta una figura sobria, ma al contempo di una bellezza eterea, in cui la luce definisce il volto purissimo della santa, che si staglia contro uno sfondo dorato. È una luce esterna quella che plasma la figura di Lucia e che le dona un tono di racconto armonioso, capace di raggiungere il cuore del riguardante e di condurlo alla riflessione. Una riflessione che resta sempre desta e vibrante come la fiammella che si innalza tra gli occhi di santa Lucia, adagiati sul piattino, retto con la mano destra.

Loredana Miolla nelle sue opere coglie l'essenza delle cose in una visione caratterizzata e guidata dalla forte religiosità, che attraverso l'arte raggiunge gli esiti più alti e intimi delle emozioni più nobili dell'intera gamma cromatica dei sentimenti umani.